venerdì 9 novembre 2012

Navigando

Un’altra notte è passata silenziosamente urlante. Potevo tapparmi i timpani e nonostante tutto sentire il fastidioso rumore del nulla. Sentivo – anche se sono anni che non ho un orologio in camera – il ticchettio incessante delle lancette. Il nostro tempo è fatto di vuoti. E mai che fossero di quei vuoti dove non esiste niente… No. I vuoti di questa era sono incasinati; pieni di roba; rumorosi e senza dubbio inutili. Sono di quei vuoti dove non echeggia il suono dei passi, perché anche l’aria attorno è piena di cose inservibili. Ci tocca, in qualche modo, farci largo in questa immensa distesa di ammassi di nullità per trovare un po’ di pace e silenzio. E anche quando qualcuno lo trova – il silenzio – ho riscontrato che l’ansia da solitudine coglie questi soggetti, fino a farli impazzire, nei casi più disperati. Credo che sia dovuto alla compulsiva “ricerca” a cui l’uomo è atavicamente legato. A certuni basta anche solo sapersi in cerca per godersi qualche beneficio. Disgraziatamente l’uomo non è fatto per starsene tranquillo. Aspettare non rientra nelle sue capacità. E anche quando ti dicono che sono in attesa, mentono. Lo so che nel loro cuore, nella loro mente, c’è un meccanismo minuto di ricerca. Un pensiero trivella i loro nervi e li rende irrequieti e sudano. Sento la puzza di tutto quel sudore, di tutti quei personaggi che mentono. Mi pare di vederli in quell’immensa sala d’attesa di un qualsiasi immenso edificio di chissà quale immensa città ad aspettare. Uno di loro si gratta la barba e cerca tra i folti peli un modo per far passare il tempo. Quello lì, sì proprio quello col suo telefono in mano è in cerca di un contatto in rubrica. La cosa divertente è che scorre tutti quei numeri più e più volte, ma non cerca nessun nome in particolare. Cerca e basta. Poi c’è il tipo che cerca strane anomalie – difetti – nei muri della stanza. Rimangono in attesa solo con la possibilità di poter cercare. Questo rende forte la macchina sociale-economica-culturale. A questa strana bestia dai contorni indefiniti basta creare sempre più richiesta per avere un popolo – con la bava e i paraocchi – a chiedere sempre di più. Pochi, davvero pochi riescono a starsene fermi e chi lo fa è con i piedi sulla terra. Sì avete capito (letto) bene: con i piedi sulla terra. La Natura sa aspettare. La mia natura è fatta da jeans larghi, un portamento e mani da pianista, che toccano la pelle e il corpo come se fossero viventi tasti bianchi di un pianoforte.